Rassegna stampa

LA CATANESE EVA RICCIUTI VINCE IL PREMIO LEONFORTE



E' ANDATO a Eva Ricciuti il XXXIII Premio letterario Città di Leonforte. A meno di un anno dall' uscita del suo Una vita (quasi) normale. Anzi due (Albatros), la giovane catanese ha già vinto il Premio Circe - Una donna tante culture col suo ironico affresco di una Catania divisa tra tradizione e modernità. Un comico succedersi di eventi più o meno catastrofici, pensati coni ritmi della sit-com, coinvolge alcuni giovani catanesi alle prese con aspirazioni castrate dalle contingenze: Ilaria che vuol diventare hostess ma si porta dietro il pesante fardello di una famiglia ipertrofica; Francesco Maria Florio, rampollo di una famiglia bene privo di sex appeal; Simone, agente immobiliare poco convinto e Rosario, ballerino latinoamericano vulnerabile come un bambino. Il "Premio Città di Leonforte", nato nel 1979 e organizzato da Niccolò Mineo (professore emerito di Letteratura Italiana dell' ateneo catanese), in passato è stato assegnato a Sciascia, Nigro, Dalla Chiesa, Risi e Battiato. Eva Ricciuti sarà premiata nel corso della cerimonia che si svolgerà il 10 dicembre a Leonforte.
- E.E.A



Il Premio letterario Città di Leonforte a Eva Ricciuti




13/11/2011 Sicilia Media Web
Eva Ricciuti, con il suo romanzo "Una vita (quasi) normale. Anzi due", vince la XXXIII edizione del Premio letterario Città di Leonforte.
Il romanzo, edito dal Gruppo Albatros/Il Filo e già vincitore del "Premio Circe, una donna tante culture", avvalendosi di uno stile fresco e innovativo dipinge a tratti leggeri una Catania inedita, in veste ironica, in bilico tra vecchie tradizioni e modernità.

La cerimonia di premiazione, alla presenza delle autorità e della giuria, si svolgerà il 10 Dicembre alle ore 18.00 presso i locali del Cinema Evolution di Leonforte.

Il Premio letterario Città di Leonforte, nato nel 1979 e diretto dal prof. emerito Niccolò Mineo e dal segretario dott. Giuseppe Litteri, annovera tra i premiati celebri Adorno, Sciascia, Nigno, Dalla Chiesa, Risi, Battiato.


Per maggiori info:

http://evaricciuti.blogspot.com/
https://www.facebook.com/unavitaquasinormaleanzi2
http://www.settorecultura.it/

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06/05/2011
Recensione a cura di Manuela Zurru
Ilaria Appesi ha 29 anni, vive con la mamma, il papà e la nonnuzza a Catania. La mamma Carmela fa l’insegnante di Religione alle scuole medie, è molto autoritaria. Il padre Salvatore detto Turi fa il controllore nell’azienda municipale di Catania e da giovane desiderava diventare un attore di teatro. La nonna si chiama Ada, ma per Ilaria, è nonnuzza. Ilaria oltre ad avere una famiglia ha anche un’amica, Fabia, molto bella e egoista, che mette sempre in evidenza il suo corpo perfetto soffiandole spesso i ragazzi che le piacciono. Innamorata ancora del suo ex che le ha spezzato il cuore tradendola con una “cangoorona”, Ilaria subisce senza tregua la corte del conte Francesco Maria.  In attesa di coronare il suo sogno di diventare hostess, lavora presso l’agenzia di viaggi di proprietà dell’odiosa  cognata. Simone Zampa è nato nel 1976 e vive a Catania. Laureato in Matematica e Fisica, lavora come agente immobiliare: un lavoro che nel primo mese non ha dato grandi frutti, ma molte umiliazioni e cazziate dal datore di lavoro. Simone condivide la sua vita con la famiglia adottiva: Rosario, che si considera la sua “mamma” un po’ isterica e molto apprensiva e Davide, compagno di Rosario e “padre” comprensivo. La vite parallele di Simone e Ilaria vanno avanti indipendenti, incontrandosi - o meglio scontrandosi -  solo all’inizio e alla fine del racconto…
Eva Ricciuti è nata a Catania nel 1977 e dal 2003 collabora con la rivista di critica cinematografica “effettonotteonline”. Nel 2007 ha creato e pubblicato il blog “Una vita (quasi) normale. Anzi due”,che  è diventato poi il suo romanzo d’esordio: questo nuovo modo di raccontare e raccontarsi attraverso i post viene definito dalla stessa Eva web-com. Attraverso le vicende di Simone e Ilaria, la Ricciuti riesce a incantare il lettore e tenerlo inchiodato alle pagine del suo libro senza prendere (quasi) respiro. Il linguaggio semplice, a volte dialettale, ricco di momenti buffi, attrae ed entusiasma anche il lettore meno accanito e più annoiato, e l’allegria con cui si svolgono le vicende ‘placca’ anche gli episodi più banali donando loro una luce nuova. Ci si affeziona fin dalle prime righe ai personaggi, riconoscendo o associando alcuni di loro anche a chi abita la nostra vita di tutti giorni. In fondo chi di noi non ha mai avuto come migliore amica la bellissima divoratrice di uomini, che ci ricorda spesso e volentieri che noi siamo grasse, basse, goffe e/o strane? Oppure l’uomo brutto e viscido che ci corteggia spudoratamente e che dopo avergli detto che non lo vogliamo riesce comunque a farci credere che anche lui, in fondo, era troppo per noi? O infine l’ex fidanzato bello bello che ci tradisce alla prima occasione ma che ogni volta che ci vede ci illude che ci possa essere un’altra possibilità? O un amico gay che spesso e volentieri ti crea equivoci o imbarazzi per il suo essere diciamo così ‘eccentrico’? E poi, quando tutto sembra andare peggio del peggio, arriva lui, ma non un lui qualsiasi, bensì un lui che cambierà la nostra vita per sempre. Non aspettatevi il principe azzurro come finale in questa storia, e neanche un bel castello e i cavalli bianchi al galoppo seguiti da carrozze che si trasformano in zucche, perché anche il finale di questo libro davvero sorprendente saprà lasciarvi con poche parole. Nonostante si tratti di una vita (quasi) normale.


Eva Ricciuti  su Clip Magazine
Una vita (quasi) normale.Anzi due di Laura Distefano
Nel 2007 il suo blog era nato solo per gioco…poi “Una vita (quasi) normale. Anzi due” è diventato un libro profumato d’inchiostro e carta. Appassionata di scrittura, Eva Ricciuti, ha pensato bene di dare la possibilità al grande pubblico di leggere la sua arte. E cosa c’è di più globale ed economico di internet? Appena trentenne ha tirato fuori dal cassetto alcuni racconti che avevano per protagonista la sua Catania e li ha pubblicati. Lo stile è quello della web-com, un romanzo a puntate sulla rete… Per i pionieri della letteratura aulica, si tratta della versione informatica del romanzo d’appendice pubblicato sui quotidiani il secolo scorso. Per i cultori delle serie americane, è una sit-com trasportata nella blogosfera. Ogni racconto ha una trama ben definita con inizio e fine, anche se la storia si evolve in ogni episodio. Il treno dell’editoria classica è arrivato dopo un po’ di tempo. “Ho visto che il numero di accessi nel mio blog erano numerosi ed i riscontri erano positivi, così ho iniziato a partecipare a concorsi letterari ed ho spedito il mio lavoro a diverse case editrici, finché non ho firmato il contratto con Albatros/il Filo che ha pubblicato il romanzo nella collezione Voci nuove.” Racconta la scrittrice. L’esordio letterario è un successo inaspettato: il libro strabilia la giuria del premio letterario Circe e si classifica al primo posto. “Una vita (quasi) normale. Anzi due” è un romanzo che con comicità racconta la storia di Ilaria e Simone, due trentenni alla ricerca del sogno. Sullo sfondo di una vivace Catania, tra disastri e coincidenze surreali le loro vite seguono percorsi paralleli e, molte volte, perpendicolari. Agente di viaggio lei, agente immobiliare lui. Strade lontane, con sentieri che si incrociano in assurde situazioni e buffe casualità. Si ritrovano insieme in Egitto confinati nello stesso villaggio turistico per avvicinarsi a quella realizzazione personale che la società impone a chi ha superato le tre decadi dell’esistenza. Lo stile di Eva è fresco e frizzante, prende ispirazione dai nuovi mezzi di comunicazione: sms, chat, forum. Per esaltare ancora di più l’origine mediatica del romanzo nella copertina compaiono i famosi emoticons, le faccine che su internet ci aiutano a comunicare in maniera immediata. In mezzo a visi tristi spiccano un paio di sorridenti labbra rosse e una espressione pensierosa. La sperimentazione linguistica di Eva sta proprio nel portare la narrativa ad un livello immediato, perché la letteratura sia alla portata di tutti; e per arrivare a questo è (quasi) obbligatorio usare le terminologie che oggi fanno parte del vivere quotidiano. “Ho sempre scritto fin da piccola. A Mascalucia ho iniziato con carta e penna, oggi pigio sui tasti del mio computer e le mie storie possono essere lette da chiunque naviga sul web. Internet ha scavalcato i confini di uno scaffale in libreria, l’arte non è arte se non può essere espressa. La tecnologia, tra le sue virtù, ha questo grande potenziale: con un click puoi arrivare in ogni parte del cosmo”. Eva ha lasciato la sua cittadina alle pendici dell’Etna dopo la laurea in Lettere Moderne e si è trasferita a Roma… Nella sua mente però non ha mai lasciato la sua terra natìa perché Catania con i suoi suoni, i suoi profumi ed il suo popolo trasuda in ogni parola. Molti catanesi si riconosceranno in uno dei suoi personaggi. Espressioni dialettali, saggezza popolare e ribellione postmoderna sono i tratti inconfondibili dell’atmosfera siciliana imperniata nel romanzo. In questa opera prima Eva Ricciuti riesce a miscelare grandi temi, come la precarietà del mondo contemporaneo, la generazione di trentenni insofferenti, i ritmi del progresso, saggezza popolare e omosessualità. Un turbinio di paradossi e comiche contraddizioni che però non danno spazio neanche al lieto fine, perché l’intreccio si complica proseguendo nel peggiore dei modi come esige la linea grottesca scelta dalla scrittrice. Siamo di fronte ad un moderno Pirandello in rosa? A questa domanda potremo rispondere solo tra qualche tempo, intanto a lei vanno i nostri auguri in perfetto stile Ricciuti:

 

 

Esordio letterario di Eva Ricciuti “Una vita quasi normale. Anzi due”

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16 FEBBRAIO 2011

 "Una vita (quasi) normale. Anzi due” è il titolo della singolare opera prima di Eva Ricciuti. Una delle rare voci fuori dal coro nella miriade di esordi letterari che caratterizzano questo ultimo periodo.
Il  romanzo è un lavoro estremamente originale di scrittura che mutua dalla narrativa classica al web,  ci racconta con piglio ironico  le vicende di Simone ed  Ilaria, giovani più o meno simpatici, più o meno belli e di successo che si muovono sullo sfondo  di  una Catania inedita, popolata di personaggi bizzarri.
Il sapore di questo esordio è quello scanzonato delle sit-com d’importazione americana, la trama si articola in episodi più che in classici capitoli,  cui fanno da controcanto dei veri e propri “fuori scena” in cui i personaggi  prendono la parola guidandoci attraverso i loro pensieri, nascosti o esplicitati con la parola.  L’autrice ci regala una prosa fresca, frizzante, che sembra essere mutuata da quella delle sceneggiature cinematografiche. I dialoghi,  spontanei ed efficaci, ci restituiscono il clima di una generazione che pur percependo e a volte subendo, la crisi cerca di guadagnarsi il proprio posto al sole, non trascurando  lo svago, il divertimento, la levità affettiva . E’ notevole l’uso che l’autrice fa del discorso diretto facendolo via via aumentare fino ad eliminare completamente l’uso della voce narrante, tecnica che oltre ad accelerare progressivamente il ritmo della narrazione, lascia che  lo scavo psicologico dei personaggi sia affidato alle loro parole, ai loro pensieri e  alle situazioni surreali nelle quali talora gli stessi vengono a trovarsi.
Una voce fuori dal coro, dicevamo, una voce che ci regala la levità di sorriso ricercato e che per una volta guarda più alla letteratura ironica alla Pennac che al filone thriller che da anni ormai regna sovrano nelle nostre libreria .
 

ESORDI BOOM GIOVANI E VINCENTI È UN'ISOLA UNDER 35


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08 febbraio 2011 — pagina 10 di La Republica - sezione: PALERMO
Che abbiano la faccia da bravi ragazzi come Paolo Giordano o la prosa tagliente di Silvia Avallone, gli esordienti sono un fenomeno letterario importante. Mietono consensi, conquistano premi prestigiosi e scalano le classifiche. Sono giovani. A volte giovanissimi. E molti di loro vengono dalla Sicilia.
A dieci giorni dall'uscita, infatti, la messinese Alessia Gazzola, ventisettenne autrice del primo medical thriller italiano, "L'allieva" edito da Longanesi (recensito su queste pagine), ha già conquistato la classifica, al nono posto dietro nomi importanti come Umberto Eco, Giorgio Faletti, Nicolò Ammanitie Andrea Camilleri. «È una soddisfazione enorme non solo per me ma per tutta la squadra che mi è stata vicina a cominciare dalla mia agente, Rita Vivian alla quale avevo affidato il mio manoscritto e che lo propose a Longanesi, fino all'editore che mi ha creduto in me, mi ha sostenuta e sta promuovendo il libro».
Il successo ha baciato anche il palermitano trapiantato in Lombardia, Alessandro D'Avenia. Il suo "Bianca come il latte, rossa come il sangue" (che sembra destinato a diventare un film) lo spedì alla Mondadori come il classico messaggio nella bottiglia. Per D'Avenia la scrittura è il veicolo per restare a contatto con la realtà; è un insegnante che usa la scuola come osservatorio privilegiato sicuro che questa sia «la vita che scrivi sulla carne delle persone». Dice D'Avenia: «Prima che uscisse il mio romanzo provavo grande gioia e gratitudine verso chi mi aveva aiutato ma quando vidi per la prima volta il libro in una vetrina ebbi paura. Avevo 32 anni, età di tutto rispetto, ma m'era parso che scrivere fosse un mestiere comodo perché potevi farlo restando chiuso nella tua stanza, senza rapporti con l'esterno. Solo dopo mi resi conto che quel libro mi costringeva ad uscire, mostrarmi e confrontarmi». La sorpresa però è stata positiva perché grazie alla scrittura D'Avenia ha intessuto nuove relazioni e rapporti di amicizia.
«Con Silvia Avallone o con Fabio Genovesi ad esempio. Amo leggere i nuovi autori perché sono un fenomeno interessante e tipico del nostro tempo».
Ma perché gli esordienti hanno tanto seguito? Per il critico letterario Massimo Onofri si tratta di successo indotto dai fenomeni Giordano e Avallone.
«Su entrambi è stato fatto un lavoro di editing e di marketing: sono entrambi carini ma anche decisi - afferma Onofri - hanno un forte impatto mediatico anche se questo non è tutto. I libri vengono giudicati per quel che valgono e se una buona pubblicità è accompagnata da una buona sostanza allora il libro funziona. Naturalmente i giovani sanno anche parlare ai coetanei, usano il loro stesso linguaggioe riesconoa colpire dove il resto della produzione non arriva». Che i giovani abbiano qualcosa di nuovo da dire è opinione della palermitana Cristina Lupoli, direttore della casa editrice Tartaruga: «Al di là dell'effetto Giordano e Avallone, gli esordienti sono freschi e per loro funziona il lancio ma anche il passaparola tra i ragazzi». Alessandro Dalai, della Baldini
Non è una novità che gli esordienti abbiano successo anche quando non sono ragazzini, penso agli esordi della Tamaro o di Faletti». La Sicilia ha dato un contributo importantea questa schiera di scrittori. Parlano per tutti gli oltre tre milioni di copie di Cento colpi di spazzola dell'allora sedicenne Melissa Panarello che oggi, venticinquenne, divisa tra show televisivi e cartomanzia, continua a fare la scrittrice e ha recentemente pubblicato con Einaudi Tre. Ma sono siciliane anche la ventiduenne Annalisa Maniscalco, nata a Cefalù e residente a Parigi, autrice di Le versioni della mezza voce (Giulio Perrone Editore), Egle Rizzo, che nel 2003, giovanissima, fu una voce nuova del fantasy italiano con Ethlinn la dea nascosta (Flaccovio), ed Eva Ricciuti che ha da poco pubblicato per Albatros Una vita (quasi) normale. Anzi due dove, in una Catania divisa tra modernità e tradizione, ambienta una divertente vicenda generazionale in cui fonde il linguaggio degli sms con quello dei social network.
Fuori dal coro la ventitreenne Viola Di Grado, con Settanta acrilico trenta lana (Edizioni e/o). Vuole essere definita scrittrice e ci tiene a non venir confusa con quella che chiama la «fabbrica degli esordienti». Scrive da quand'era bambina e non si sente quindi un'esordiente.
«Leggo gli altri autori nuovi ma confesso d'essere prevenuta. In genere si pubblicano libri indecenti e il modo in cui vengono proposti mi fa pensare che quello degli esordienti sia un fenomeno artificiale». Le abbiamo chiesto perché allora il pubblico dovrebbe leggere il suo romanzo: «A prescindere dal suo valore, che non sono io a poter giudicare, il mio romanzo non si rifà a nessun modello, è una mia invenzione». L'ambizione è legittima ma forse è anche un dato generazionale perché quanti hanno letto L'indecenza (Mondadori) di Elvira Seminara, mamma di Viola alla quale il romanzoè dedicato con un simpatico gioco di parole, ritroveranno qui il tema dell'adulterio vissuto come dramma familiare e un'ambientazione domestica, cupa e claustrofobica in case assediate dalla muffa che diventano protagoniste stesse della vicenda. Autobiografismo e morte sono spesso costanti dei giovani scrittori. Non tutti, però, approdano a una grande casa editrice.
Il venticinquenne catanese Carmelo Pinna, laureando in Filosofia morale, con L'istante dopo m'innamorai di te (Sampognaro
«Non ho avuto fortuna ma in effetti non m'aspettavo molto e certo non la notorietà. Ho comunque raggiunto il mio scopo: provare a me stesso che sono in grado di comunicare con la scrittura». Per questo Pinna ha deciso di continuare e sta lavorando al nuovo romanzo, Anche le stelle piangono.
La poca sensibilità degli editori, d'altra parte, come ha dimostrato Mario Baudino nel Gran rifiuto. Storie di autori e di libri rifiutati dagli editori (Passigli) nulla toglie al valore di un romanzo. A volte può essere addirittura auspicabile un esordio tardivo. E la Sicilia ha una lunga storia di esordienti che, come Gesualdo Bufalino e Andrea Camilleri, hanno avuto successo in età matura. O, addirittura come Tomasi di Lampedusa, pubblicato, tradotto e celebrato solo dopo la morte. Ma questo è di certo un caso limite.
EMANUELA E. ABBADESSA

http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2011/02/08/esordi-boom-giovani-vincenti-unisola-under-35.html










Dicembre 2010 - UniverisitInforma - intervista di Gianluca Reale

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10/12/2010
QUELLA "CIRCE" DI EVA RICCIUTI -  di Chiara Miccoli

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04/12/2010 - Eva Ricciuti vince la VI edizione del Premio Circe - una donna tante culture 


da http://www.siciliamediaweb.it/


05/11/2010 - La tecnica della Scuola - recensione di Alessandra  Muschella


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13/11/2010
UNA VITA (QUASI) NORMALE: ANZI DUE di Eva Ricciuti.
 Ed. Albatros. Pagg 226. Euro 13,50 (narrativa)
Per il lettore di professione, quale io non sono (la pessima abitudine di stare un paio d’ore in platea e stendere un parere), il romanzo di Eva Ricciuti è, a ben pensarci, un inganno. Un inganno d’autore. Nel senso che ti predispone -invita a predisporti- alla sua lettura come se si trattasse di una vivace sceneggiatura (applicata all’editoria di narrativa) progettata per una commedia di situazioni - d’ambiente- che potrebbe protrarsi all’infinito: come del resto accade in tutte quelle soap-opera   che inoppiano l’attenzione del televivacchiante sino ad esaurimento di scorte e audience. “Una vita (quasi) normale…”, dispiegandosi nello spazio (e nel tempo) di un libro, non corre   questo rischio: ovvero “dispone” di una determinata, divertita scansione di luoghi, circostanze, personaggi che –per necessità  semantiche ed esistenziali- hanno bisogno di fermarsi, prender fiato, raccordarsi, ritrovarsi e quindi volare via verso un finale “compiuto ma aperto”, che non può che vellicare nuove fantasie ed ipotesi di vita in coppia, in solitaria, in comunità allagate. Ma, attenzione, la superficie (del romanzo) è un inganno (ben escogitato). Dove sta il trucco? Dove sta la soluzione?Tento di proporre due chiavi di lettura. La prima, quella più leggera, epiteliale, condita di dialoghi, battute, monologhi interiori saporitamente cesellati. E che concerne – come suggerisce la stessa Ricciuti “nel succedersi di eventi più o meno catastrofici, sempre comici, nelle vite parallele di un ragazzo e una ragazza alle prese con le proprie aspirazioni”. Le quali, avendo come sfondo (e brutta linfa) l’angusto presente in cui ci si dibatte, non possono che generare equivoci, tourbillon, frustrazioni, “risate sul patibolo” (qual’ è la vita comunque “ostile”, nella sua freudiana accezione). Ilaria sogna di fare la hostess di volo proprio negli anni in cui l’Alitalia (le linee aeree) tracollano. Simone si adatta (per la sua indole   insicura) ad un lavoro di agente immobiliare che lo vede emarginato rispetto al suo  team  di avvoltoi del  mutuo a vita, ma a rata flessibile. Intorno a loro, tutto un proliferare di figure e figurine, volutamente “di rinforzo” (ipotetici caratteristi di un coro poli-fonico-fisiognomico) che concorrono a mitragliare una fioritura di saggezze ataviche e grotteschi non sense, sentenziati dalla presenza (sapienziale) di una nonna dura di udito ma di finissima intuizione.Secondo strato (di interpretazione). Il caleidoscopio delle circostanze riconducibili alla routine, varia ed eventuale, di un  comunque “consolatorio” alveo familistico in  calco meridionale (dove il “gio-go” delle apparenza continua a pesare in modo sofistico-pirandelliano), mi sembra che poi riveli quel comune denominatore di omologazione, insofferenza, ansia di  riscatto che parifica ogni vita di provincia viaggiante molto più in fretta di ciò che antropologia, modelli culturali, condizionamenti di classe imporrebbero ai suoi (incolpevoli) adepti. I quali fan benissimo a scalpitare, progettare, collaudare coppie di fatto e faticosamente viaggiare: sino a non tornare più indietro. Traiettorie passate, presenti, future in cui tutti (noi provinciali del sud) ci siamo imbattuti restandone scottati e senza darlo a vedere. La qualità della Ricciuti, della sua scrittura consiste allora nel camuffare in “vaudeville”, in teatro del mondo greve ma “poco serio” (lo sapevano Gogol, Cechov, Flaiano) le andature, le arrabbiature, gli inconfessabili sconforti che vanno tributati al comunque necessario allontanamento da ogni parvenza di quotidianità tediosa e rassicurante, brontolona e ripetitiva.  Cimentarsi con l’ “altrove” (cui il romanzo fa cenno nel suo epilogo) sarà pertanto ineludibile e salutare.Affinché, se mai ritorno vi sarà, le storie da raccontare saranno diverse, più eclettiche, forse amare. Ma recanti segno di chi è stato faccia a faccia con la Gorgone, salvandosi dal pietrificarsi. Buon viaggio- e soprattutto buon soggiorno- a chi saprà osare.


04/10/2010
EVA E LA WEB-COM, aritcolo di Chiara Miccoli su Centonove
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Eva Ricciuti, la catanese che farà sorridere Catania
Lunedì 27 Settembre 2010 - Redazione
 


Per descrivere Una vita (quasi) normale. Anzi due,  romanzo d’esordio di Eva Ricciuti,  bastano  tre aggettivi: Unico Frizzante, Divertente. Unico nel suo genere: la web-com. Unico nella sua genesi: il social network. Quando le domandiamo  di cosa si tratti, la voce di Eva Ricciuti – che ci arriva per telefono - sembra sorridere, e lei con orgoglio e fervore inizia a raccontare di questa sua creatura: la web-com.
Riassumiamo: la web-com è un genere crossover tra il romanzo d’appendice  e la sit-com televisiva, pubblicato e diffuso su blog. In bilico tra concetto letterario classico e modernità, è caratterizato da un linguaggio vivace, dal ritmo veloce e incalzante tipico del web, e sviluppa la trama in episodi singoli concepiti concettualmente come conclusi ma consecutivi e concatenati.  Un percorso singolare ed originale che ha riscosso discreto seguito e che vede Eva Ricciuti impegnata a tutt’oggi nella ricerca e nella sperimentazione di nuovi  orizzonti per la diffusione della narrativa attraverso i new media, conducendola infine sui binari dell’editoria classica. Con nostra gioia, aggiungiamo.
Frizzante, perché tali sono la storia, i personaggi e il linguaggio.
Uno stile innovativo che fonde linguaggi di diversi media - dagli sms, alle conversaizoni in chatt -, pervaso da una sottile vena ironica, la fa da padrone. Il racconto ci porta con sguardo disincantato nel mondo dei  “trentenni bamboccioni”,  toccandone con mano e spiegandone con lucidità e partecipazione la realtà- forse possiamo ravvisare una vena autobiografica non tanto nell’aderenza alla vicenda, ma quanto nel “sentire” del narrato?  -.
Eva Ricciuti ci racconta di una generazione – la sua - che, varcata la soglia della maturità, si ritrova alle prese con la ricerca di una stabilità che non esiste più, con una realtà ben diversa da quella che gli hanno insegnato a sognare e che gli rimproverano di non voler realizzare. Una generazione in bilico tra la voglia di essere e il dover essere. Divertente, con  un singolare  intreccio narrativo che si dipana come tela, con l’alternasi e l’incrociarsi continuo delle avventure dei due protagonisti: Ilaria e Simone.
Vite che si alternano come fossero ordito e trama del racconto, diverse  e separate ma inevitabilmente legate fra loro in un rocambolesco rincorrersi di assurde coincidenze e buffe situazioni.  Da una parte la vita di Ilaria, ragazza di quasi trent’anni aspirante hostess, ostacolata da una fisicità tipicamente mediterranea e osteggiata da una famiglia che la vorrebbe moglie e mamma, ma fortemente determinata a conseguire il suo  frivolo obiettivo; dall’altra la vita di Simone poco più che trentenne, circondato da una singolare  famiglia d’elezione che si è creato uscendo dalla sua famiglia  d’origine, agente immobiliare per caso con tanti dubbi e poche certezze ma determinato a costruire il suo futuro.
La nostra Catania si offre generosamente come teatro di questa storia.
In bilico tra tradizione e modernità , la città vive nelle pagine del romanzo e ne diventa protagonista attraverso i personaggi che la popolano; siano essi voci della tradizione come la deliziosa Nonna Ada - coscienza di Ilaria e non solo,  che è la perfetta incarnazione della saggezza popolare – o realtà nuove e da scoprire, come l’unione di fatto  della coppia omosessuale che fa da famiglia a Simone. Una prorompente sicilianianità irrompe su questa realtà così moderna avvalendosi anche dell’uso del dialetto ed evocando suoni e sapori tipicamente etnei- forse un po’ per nostalgia di questa autrice giovane siciliana trapiantata a Roma?-.
Una vita (quasi) normale. Anzi due è, al fine, una brillante opera prima, nella quale ci viene offerto un felice ritratto della nostra anima di catanesi,  un romanzo che trasuda lucida (auto)ironia  e  spericolata sperimentazione narrativa, ed Eva Ricciuti si rivela una affascinante narratrice e una scrittrice dallo stile personale e innovativo.
Una vita (quasi) Normale. Anzi due
Di Eva Ricciuti
Ed. Gruppo Albatros Il filo (collana Nuove Voci)
Anno 2010, pp. 226, € 13.50
Da www.siciliamediaweb.it


14/10/2010
Vivere inserto di costume e società de La Sicilia - Cinzia Zerbini
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Lunedì 4 ottobre 2010 
Recensione a cura di Tonino Nocera
Ilaria, donna mediterranea (dai fianchi larghi)  sembianze da criceto con la forza di volontà di un tirannosauro; Fabia, la sua migliore amica; Simone,  agente immobiliare imbranato; Luca, già fidanzato di Ilaria scappato con un’australiana; Francesco Maria, conte; nonna Ada detta nonnuzza; Davide e Rosario, movimentata  coppia gay. Mescolate il tutto e immaginateli a  Catania: una città briosa, vivace e libera. Un singolare incrocio tra fantasia mediterranea e libertà nordica. Stiamo parlando di Una vita (quasi) normale. Anzi due di Eva Ricciuti (pp. 226 € 13,50) edito da Albatros. Ilaria è il sole attorno al quale ruotano tutti gli altri. Lavora nell’agenzia di viaggi del fratello, gestita dalla cognata Agata. I rapporti tra le due cognate sono scintillanti e causano a Ilaria continui rimproveri da parte dei  genitori.  Per fortuna, al suo fianco c’è sempre nonna Ada, nonnuzza, che la vizia con squisiti manicaretti, la consiglia con la sua antica saggezza popolare e la sostiene nelle scelte. Come quando, tra lo sconcerto dei genitori, rinuncia alle nozze con il conte Francesco Maria. Il suo sogno è fare la hostess: l’ostessa dice nonnuzza. Per questo si reca in un villaggio turistico a  Sharm el Sheik per partecipare a una selezione. Qui si ritrovano tutti: Fabia fidanzata con Francesco Maria ma incinta di Ulysses, cubano maestro di ballo; Simone per un corso per agenti immobiliare; Luca con la compagna australiana; Rosario cacciato da Davide per un suo presunto tradimento. Quello che succede è inimmaginabile: una sarabanda di eventi degni di un film dei fratelli Marx. Ma tutto è bene quel che finisce bene: infatti, ciascuno  concretizza il sogno nel cassetto. Perché  sognano di giorno e, come insegnava Lawrence d’Arabia, chi sogna di giorno è pericoloso perché alla fine realizza i propri sogni.


23/09/2010
Una vita (quasi) normale. Anzi due
di Eva Ricciuti
Una Catania inedita, tragicomica e ironica, fa da cornice alle avventure più o meno catastrofiche, di un giovane uomo e una giovane donna alle prese con una quotidianità riconoscibile e dal sapore prettamente etneo. Ilaria, aspirante hostess ma non certo una modella, si misura con il dolce peso di una famiglia-tribù cha non crede nelle sue possibilità e la sogna moglie di Francesco Maria Florio, ricco e ottuso rampollo di una famiglia bene ma privo del benché minimo charme. Simone, timido e pignolo agente immobiliare, in bilico tra voglia di sfondare e crisi di coscienza, si misura invece con una singolarissima coppia gay in crisi che gli fa da famiglia, dividendosi tra carriera e crisi di pianto dello spassosissimo “mammo” Rosario. Una storia che non esitiamo a definire esilarante, sorretta una scrittura brillante e moderna e uno stile cinematografico, che riprende e fissa i caratteri con lucida ironia e colori vivaci come fosse sulla pellicola.

Eva Ricciuti, classe ‘77 è nata a Catania ma da tempo vive a Roma. Laureata in Lettere Moderne specializzata in Storia e Critica del Cinema, dal 2003 collabora con la rivista di critica cinematografica "Effettonotteonline". Nel 2007 ha creato e pubblicato il blog Una vita (quasi) normale. Anzi 2, lanciandosi con entusiasmo e spirito di sperimentazione nella creazione di un nuovo modello narrativo da lei definito web-com.Una vita (quasi) normale. Anzi due è la sua prima pubblicazione.


07/09/2010
Una Catania tutta da ridere, una Catania come non l'avete mai letta
Breve colloquio con Eva Ricciuti: Poco più che trentenne, piccola di statura, capelli corti, sorriso solare, laureata in lettere e trapiantata a Roma da qualche anno, Eva Ricciuti oltre ad essere una catanese DOC, è soprattutto l’autrice di Una vita (quasi) normale.Anzi due, romanzo comico ambientato per lo più ai piedi dell’Etna in uscita in questa  fine d’estate. Chiacchieriamo con lei.
Eva, il tuo libro nasce dalla tua passione per i social network, vuoi parlarci tu di questo aspetto? È stato molto interessante e - perché no?-  divertente, perché  Una vita (quasi) normale. Anzi due, è nato dalla mia esperienza di blogger.   Prima di diventare romanzo era un racconto buffo, scritto in fasi alterne della mia vita, che aveva avuto origine ai tempi del corso di scrittura creativa, poi in un momento di lucidità e fervore creativo si è trasformato in  progetto pilota per un esperimento di diffusione del racconto tramite i new-media.
Sembra interessante, spiegaci meglio.Era il 2007, il web era invaso da blog, e tutti questi spazi virtuali non contenevano altro che diari, pensieri sfusi, a volte poesie. Io avevo questo racconto nel cassetto, nessun editore e la voglia di farlo conoscere, e allora… hai presente i romanzi d'appendice dell’otto-novecento?
Certamente, chi non ricorda Madame Bovary?Ecco, mi sono detta: se la soluzione del romanzo d’appendice funzionava allora, perchè non provare a calarla nella realtà attuale? E se allora il mezzo di diffusione era la carta stampata, quale può essere oggi il media adatto se non il web?  Così è  nata l‘idea di pubblicare il racconto a puntate su un blog.
Interessante. E come hai risolto il problema del linguaggio? Voglio dire, la carta stampata segue regole diverse dal web…E infatti, non volevo limitarmi a trasferire su internet la pagina stampata ma mi interessava creare un nuovo linguaggio, che  fosse familiare e riconoscibile come moderno, perfettamente calato nella nostra realtà. Per cui ho adottato il linguaggio di quella che per me attualmente è l’espressione più "popolare" del raccontare ad episodi, ossia la sit-commedy televisiva.
E ne è nato  un vero e proprio nuovo genere narrativo quello che tu hai definito Web – CommedyPer gli amici: Web – Com ! (ride).
E come è avvenuto il passo dal web alla carta stampata?Con il blog è successa una cosa strana e straordinaria: è nata di una vera e propria community, un salotto letterario virtuale all’interno del quale la differenza tra me in veste di autrice e il lettore si restringeva fino a vivere attivamente nello stesso spazio e far diventare l’episodio di turno punto di partenza di dibattiti e scambi di idee. È stato grazie agli incoraggiamenti dei miei amici blogger, che ho deciso di inviare il mio libro all’editore, ed ora eccoci qua a parlarne.
Il tuo racconto  gira intorno a due personaggi: Ilaria e Simone, trentenni, catanesi, alle prese con passioni, difficoltà, drammi e gioie quotidiane. Tu sei trentenne… sei catanese…  in che modo ti sei rapportata con i tuoi personaggi? Qualche nota autobiografica?No, no, per fortuna no. Io adoro i miei personaggi, sono stati amici sinceri e simpatici ma sono di pura invenzione. Certo, probabilmente qualche riferimento alla realtà c’è, ma nessuno che io conosca è Ilaria o Simone in toto.
La storia è in gran parte ambientata a Catania; luoghi, sapori, suoni sono riconoscibili per chi, come noi, vive la città.
Ahimè da qualche anno io vivo Catania solo pochi giorni l’anno. La Catania descritta, benché riconoscibile, non è la Catania reale  ma più che altro è una trasposizione romantica della città nella quegli odori, suoni e  sapori di cui parlavi sono letti e reintepretati alla luce della mia esperienza di "fuori sede".  E sai una cosa? Scrivendo mi sono accorta di quanto difficile fosse riuscire a tradurre in lingua corretta alcuni concetti, espressioni, alcuni modi di fare e di vivere che sono solo nostri, catanesi ‘nisccu!
E come hai risolto?Ho usato il dialetto! Per me l’essenza di un luogo passa attraverso le impressioni  sensoriali che quel luogo trasmette e la lingua dei sensi, c’è poco da fare, è il dialetto.
Dunque hai usato la nostra lingua. Brava. E per il resto d’Italia?Beh, in effetti scrivere in dialetto stretto avrebbe reso incomprensibile la storia, dunque per mantenere il giusto equilibrio tra l’esigenza comunicativa e l’adesione al reale e  ho inserito un personaggio - la nonna Ada, che io adoro! -  che parla esclusivamente in catanese e relegato alle espressioni più viscerali dei personaggi l’uso del dialetto, per esempio nei momenti di rabbia o tenerezza. Per il resto ho utilizzato un italiano fortemente regionale nella costruzione delle frasi, non perfettamente corretto ma sicuramente attuale.
Una cosa che ci ha molto colpito è che all’interno del tuo romanzo scorre sottile una vena ironia che scruta e analizza ma con leggerezza,  senza mai sfociare nel sarcasmo. Come fai a mantenere questa levità? Credo che l’ironia sia la chiave della felicità, e chi è felice non può essere sarcastico. Io mi reputo felice. (Sorride) Certo, a volte mi arrabbio e divento sarcastica ma il vantaggio di essere autore è che puoi creare il tuo mondo come vuoi, e nel mio mondo i personaggi sono felici. Non stupidamente felici a dispetto degli accidenti della vita, ma felici nonostante questi inconvenienti.
Una ultima domanda: in tre parole, perchè dovremmo comprare il tuo libro?Perché fa ridere. Auguriamo fortuna a questa nostra conterranea del sorriso contagioso e dalla parlantina svelta.
Una breve recensione:Una vita (quasi) normale.Anzi dueEsordio sfavillante per Eva Ricciuti, giovane autrice catanese che con Una vita (quasi) normale. Anzi due inizia il suo percorso nel mondo della cultura etnea in un modo che ci fa ben sperare.
 Il romanzo segue il concatenarsi di incontri e scontri di due giovani catanesi: Simone e Ilaria, alle prese con loro disordinate e ordinarie vite. Lo sfondo sembra quello del cinema italiano di oggi. La trama sembra costruita per un film e l'operazione è tuttaltro che dilettantesca. L'autrice denota una freschezza stilistica notevole, i dialoghi sono spontanei ed efficaci, ci restituiscono il clima di una società che pur attraverso la crisi cerca lo svago, il divertimento, la levità affettiva. Brevi paragrafetti scandiscono lo svolgersi di una trama dove tutto prima o poi è destinato a ripetersi. Dentro ciascuno di questi piccoli paragrafi la prosa sembra quella delle sceneggiature cinematografiche. Quasi tutti dialoghi sono serrati: lo scavo psicologico è lasciato proprio alla situazione surreale nella quale talora i personaggi vengono a trovarsi, quando amoreggiano, quando litigano, quando ostentano noia o gridolini di felicità.
Un racconto fresco, ironico, passato dal web alla carta stampa senza perdere nulla della originale originarietà. Un esordio che ci regala una storia divertentissima, una vera e propria sit-com in salsa catanese che – per dirla citando la quarta di copertina - fa dei piccoli drammi della vita occasioni di irresistibile ilarità.
da http://www.cataniaoggi.com/


26/08/2010

IN LIBRERIA "UNA VITA (QUASI) NORMALE. ANZI DUE" DI EVA RICCIUTI
L'inevitabile succedersi di eventi, più o meno catastrofici, sempre comici, nelle vite parallele di un ragazzo e una ragazza della Catania contemporanea alle prese con le proprie aspirazioni, imprevisti, stoccate e affondi del tempo presente.Ilaria sogna di fare la hostess, ma non è certo una modella; alle sue spalle il dolce peso di una famiglia-tribù coloratissima (fantastica la nonna, le grezze perle di saggezza che snocciola in dialetto, i nonsense dovuti alla sua sordità), grottescamente radicata nelle tradizioni del Sud ma sempre allegra, scanzonata, solidale; alla sua porta le insistenti avance di Francesco Maria Florio, ricco erede di una famiglia bene ma privo del benché minimo sex appeal...Simone è un insicuro, che si ritrova - ma non sogna di essere - agente immobiliare di dubbie capacità; alle sue spalle una singolarissima coppia gay che gli fa da famiglia (esilarante la "mamma", Rosario, un ballerino di musica latinoamericana estremamente vulnerabile che lo accudisce e lo culla quasi fosse un eterno bambino); alla sua porta un giorno bussa il successo, ma a che prezzo...Una vita (quasi) normale. Anzi due, nasce dall’esperienza di blogger dell’autrice, il racconto è stato protagonista del blog omonimo che Eva Ricciuti ha gestito tra il 2007 e il 2008 , ed  è stato progetto pilota per un esperimento di diffusione della narrativa tramite i new-media . L’autrice, traendo spunto dalla constatazione che la sit-com televisiva in ultima analisi altri non è che la trasposizione per immagini del romanzo d'appendice otto-novecentesco, ha creato un nuovo linguaggio, perfettamente calato nella realtà contemporanea dei new-media e dei social network dando origine così ad  un vero e proprio nuovo genere narrativo che ha poi definito "web–com".Passato dal web alla carta stampa senza perdere nulla della originaria freschezza, questo esordio ci regala una storia divertentissima, una vera e propria sit-com in salsa catanese che fa dei piccoli drammi della vita occasioni di irresistibile ilarità."Una vita (quasi) normale. Anzi due" è un’ottima opera prima, che ben ci fa sperare per il futuro di questa giovane autrice catanese


26/08/2010
Una vita (quasi) normale. Anzi due di Eva Ricciuti
Un libro divertente che pagina dopo pagina si fa bere lasciando spazio alle riflessioni di una società che cambia troppo in fretta.
Mi è piaciuto leggerlo, mi ha divertito, intrigato e tenuto attaccato alla storia, cercando in ogni pagina successiva le sorprese e le battute che hanno caratterizzato il racconto.
La cosa che mi è piaciuta di più è la scelta di scrivere i pensieri dei personaggi affiancati alle loro dichiarazioni.
Questo confronto tra il dire e il pensare mi affascina e è stato posto nei giusti termini, infatti non sempre questa tecnica è volta alla battuta immediata ma è anche spunto per riflessioni a volte amare.
Mi è sembrata volutamente esagerata la caratterizzazione di Rosario in certi punti, quasi farsesco forse un pò irriverente, ma sempre con una sua forte dignità.
Il personaggio che mi ha colpito di più è Fabia: sembra tutto passarle addosso, è una locomotiva che prende degli scossoni, sbanda ma poi trova sempre la soluzione per andare avanti.
A volte cinica, a volte ingenua, è la più "umana", coi pregi e difetti.
Sono contento che non ci sia stato lo scontato lieto fine, anche perchè così ogni lettore può immagine come nel futuro le strade possano incrociarsi ancora.
Impossibile non parlare della nonnuzza... il grillo parlante della storia ma più simpatico!
Sa sempre cosa sente sua nipote, perchè l'ascolta col cuore, non con la ragione.
Complimenti per questa prima opera che ha dato forma alla passione di scrittrice, scrivere è sempre un modo per crescere e in fondo c'è un momento per essere foglio e uno per essere penna.. come nella vita.
Recensione a cura di Antonio Boellis su http://www.divineparole.com/